Legato alla
filosofia Zen, l'origami giapponese è caratterizzato dalla predilezione per
l'astrazione e l'essenzialità delle pieghe: deve essere la fantasia
dell'osservatore a completare la figura rappresentata con semplicità ed
eleganza. Cura dell'origamista orientale è scegliere con cura la carta e
studiare le proporzioni.
Partendo dal presupposto che la differenza esistente tra le cose è solo
apparente, quando si piega un quadrato di carta si compie un gesto creativo in
quanto si dà forma e si concretizza un'idea, si ottiene un oggetto compiuto e
soggetto al deterioramento, come tutto ciò che esiste in Natura. Tale
osservazione del Mondo per ricrearlo conduce alla sua comprensione, quindi
all'illuminazione Zen.
Mentre per il piegatore giapponese la
gioia nel realizzare un origami risiede nella danza delle mani che lavorano per
realizzare la figura, per quello occidentale la soddisfazione deriva dalla
riproduzione in modo quasi pignolo dei dettagli del soggetto rappresentato,
rifinendo il modello con pieghe piane, appena accennate e curvilinee.
Per l'orientale la gioia della
realizzazione sta nell'atto, per l'occidentale nell'oggetto.
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