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Maneki NekoLa storiaL'aspettoLa posizioneIl coloreLe decorazioniDimensioniLa leggenda

MANEKI NEKO - LA STORIA

  Si ritiene che il Maneki Neko si sia diffuso in Giappone verso la fine del periodo Edo, cioé verso il 1800, quando al potere vi era ancora la classe guerriera Samurai. Non esistono prove documentali risalenti a quel periodo, mentre i primi accenni a tale oggetto comparvero verso il 1870, nell'era Meiji.

  Risale al 1774 d.C. la stampa qui a fianco e che riproduce una artigiano al lavoro a Fushimi, nella zona meridionale di Kyoto. Sono ben visibili delle figure di gatti, che però non stanno facendo il tipico gesto d'invito.
Stampa del 1774 d.C.

  Una seconda stampa, in questo caso del 1845, e realizzata da Kuniyoshi Utagawa ritrae una donna intenta a dipingere una statuina di gatto. Anche in questo caso non si tratta di un Maneki Neko, bensì di un Marujimeneko, un altro gatto portafortuna.
  Un altro esempio di Marujimeneko è quello dipinto dalla donna raffigurata in questa stampa risalente al 1865 d.C.

Marujimeneko in una stampa del 1865 d.C.

Marujimeneko in una stampa del 1845 d.C.

  Questo schizzo del 1870 d.C. raffigura un Maneki Neko detto anche Hattatsuneko, caratterizzato dal kimono quale ornamento del gattino. Tipico del tempio di Osaka, tradizione vuole che la sua piena efficacia nel portare fortuna la raggiunga quando ne vengono collezionati fino a 48 esemplari entro 4 anni.
  Altra traccia del Maneki Neko lo si ha in un articolo di giornale pubblicato nel settembre del 1876.

Schizzo di Hattatsuneko del 1870 d.C.

   Del 1885 è questa scena che raffigura un ceramista mentre realizza delle figure in argilla, tra cui un Maneki Neko, mentre risale al 1890 l'abitudine di produrre tali gattini come salvadanai.
  Ecco un'altra stampa, questa volta risalente al 1902 e raffigurante alcuni giocattoli.
  Durante il governo della classe Samurai, durato circa 250 anni, vennero edificati dei luoghi destinati al divertimento maschille e che prendevano il nome di Yuukaku: si trattava di edifici che ospitavano prostitute. Ogni abitazione aveva uno scaffale che accoglieva tutta una serie di oggetti porta fortuna, come organi sessuali maschili realizzati con vari tipi di materiale: carta, ceramica, legno, bambù, ecc.

Maneki Neko di ceramica del 1885

  In Giappone riproduzioni degli organigenitali maschili sono sempre stati venerati dall'antichità per propiziare un buon raccolto e prosperità, ed ancora oggi ci sono alcuni templi che forniscono tali oggetti in avorio o legno.
  Si ritiene che la comparsa dei Maneki Neko sia legata in qualche modo alle influenze della cultura Occidentale e della religione cristiana, giunte in Giappone nel 1850 in occasione dell'apertura dei contatti diplomatici con gli stati esteri. La rivoluzione industriale che conseguì a tale contatto portò al collasso della classe Samurai, fondata da sempre sull'agricoltura. Ebbe così inizio, nel 1868, l'era Meiji.
  Chi deteneva il potere in Giappone fece sì che il paese si occidentalizzasse, in modo da accelerare il processo di industrializzazione. Le tradizioni, la cultura proprie dell'era Edo assunsero una connotazione negativa, valorizzando invece quella Occidentale basata sul cristianesimo. Ne conseguì, tra l'altro, un modo diverso di considerare il sesso e l'adorazione di riproduzioni degli organi sessuali maschili fu condannata, arrivando addirittura, nel 1872, a vietarne la produzione.

Maneki Neko di legno

  Essendo ormai vietato esporre riproduzioni degli organi sessuali maschili, le case di piacere esponevano un Maneki Neko, simboleggiante una prostituta che invitava il cliente ad entrare. Ciò decretò la diffusione di tale oggetto, che cominciò ad essere esposto anche da ristoranti ed in seguito dai negozi. Per poi giungere nelle case.
  Ogni anno, presso il Tempio di Ise, il 29 settembre viene celebrata la festività Kuru Fuku Maneki Neko Matsuri, cioé "la festa del gatto gesticolante che porta fortuna", festa che si protrae fino al 10 ottobre.

Prostituta