Classificata come Gru
Japonensis e comunemente nota come Gru della Manciuria o gru
coronata di rosso per il colore delle piume che ne ornano il capo, questo
volatile deve la sua popolarità alla presenza nella sua livrea dei colori
bianco e rosso, simboli di purezza e virilità. Presente anche nella mitologa
occidentale, la gru è sacra al dio Apollo e rappresenta la gioia di vivere, la
luce, la felicità.
Simbolo beneaugurante per una lunga e felice vita coniugale,
la gru rimane fedele al proprio compagno per tutta la sua esistenza, solitamente
della durata di 40 anni. Le coppie sovente sono impegnate in danze rituali, anche
lontano dal periodo dell'accoppiamento, e tale comportamento è stato interpretato
dal popolo giapponese come una manifestazione della gioia dello stare insieme.
Gru vengono raffigurate sul kimono della sposa, vengono sagomate come dolci, danno
forma a sculture di ghiaccio preparate per la festa.
Molto diffuse nel Giappone feudale perché protette dai
nobili, anche in Occidente le gru sono legate a tale ceto sociale: la parola
pedegree deriva dal francese "pied de grue" (=zampa di gru), per a somiglianza
della freccia usata negli alberi genealogici con l'impronta di tale uccello.
Ma il declino del feudalesimo portò alla quasi estinzione di tale aimale: nel
1920 era ormai rimasta un'unica colonia composta da 20 esemplari, stabilitisi
nell'isola di Hokkaido. Il governo decise quindi di dichiarare la gru specie
protetta. Al progetto di riproduzione in cattività ha contribuito anche
l'Italia, grazie all'impegno del Parco Faunistico "La Torbiera", sito in
provincia di Novara.
In origami, la forma base della gru, o "tsuru", viene
usata come partenza per la realizzazione di molte figure- Appese sul soffitto
come distrazione per i bambini, le gru rappresentavano vere e proprie offerte
ai templi ed altari. Realizzata per augurare ogni bene agli ammalati ed a chi
deve affrontare una dura prova, la gru la si può piegare per se stessi o per
offrirla agli déi, nella speranza di veder esaudite le proprie preghiere: nel
secondo caso, occorre piegarne mille e legarle insieme, per poi portarle al
tempio della divinità a cui si è chiesto aiuto. Nel 1600 venne ideata in Giappone
una tecnica di piegatura che permetteva di ottenere da un unico foglio un
numero elevato di gru, tutte unite tra di loro per il becco, le ali o la coda.
Alla tradizione della piegatura delle mille gru è legato un
episodio risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Sadako Susaki, una ragazzina
colpita dalle radiazioni sprigionate dalla bomba sganciata su Hiroshima,
durante la sua permanenza in ospedale cominciò a piegare le mille gru, con il
desiderio di guarire. Il miracolo non avvenne, ma a ricordo di tale atto di speranza
nel Parco della Pace della città si trova un monumento
che rappresenta Sadako a cavalcioni di una bomba. Ai suoi piedi ghirlande di
gru donate dai visitatori incorniciano la targa recante la scritta
«Ecco la speranza e la
preghiera: che la pace regni nel mondo.»